In ricordo di un amico: Rodolfo Galliera
(10 giugno1930 - 29 Ottobre 2013)

Galliera

Lionello Galliera (per parenti e amici da sempre Rodolfo) era nato a Ferrara, ma fin dal 1962 si era trasferito a Roma per la sua professione: pilota e poi comandante civile Alitalia, abilitato ai lunghi voli transoceanici. Il suo lavoro fu la causa dell'incontro con le orchidee e con altri appassionati: era stato secondo pilota di Mario Dalla Rosa, fondatore dell'ALO e con lui, durante le lunghe soste dei voli “a spinta”, cominciò a scoprire il mondo della botanica. Non c'era ancora la convenzione CITES e non era un problema importare legalmente le piante comprate a pochi spiccioli nei mercatini e prelevate direttamente dalla foresta dai raccoglitori locali. Con Mario si buttò nell'avventura dell'ALO, di cui nei corso del tempo fu segretario, presidente, tesoriere, magazziniere, responsabile della biblioteca e della collezione botanica.

Fin qui la parte “ufficiale”. Che poco rende però dell'uomo Rodolfo. Lo illuminano meglio i ricordi personali. Io lo conobbi piuttosto tardi, a una mostra alla Fiera di Roma, prima di Natale. Credo fosse il 1996. Iniziavo a interessarmi alle orchidee e lo stand dell'ALO pubblicizzava un corso di coltivazione. C'erano tre persone: due signore sedute e placidamente intente a chiacchierare tra loro, e questo signore dagli occhi vispi e dall'aria allegra che, in piedi davanti al banchetto, distribuiva foglietti e sembrava messo lì proprio per attaccare bottone con i visitatori. Bastava sostare un secondo davanti ai grossi Paphiopedilum in mostra e subito si veniva raggiunti dal suo cordiale “Buonasera!”. Io mi fermai e la conversazione con Rodolfo durò per quasi due ore. Mi parlò dell'ALO, dei paesi delle orchidee e dei suoi viaggi, di quanto fosse facile coltivare quelle piante (!?), alla fine ne uscii con due Paphiopedilum (che sono sopravvissuti a tutti i maltrattamenti del principiante e che ancora mi ricordano quel primo incontro) e con l'iscrizione al corso. Frequentando l'ALO conobbi la discrezione e l'umiltà laboriosa di Rodolfo: aveva le chiavi del locale e quindi arrivava molto prima di tutti gli altri. I soci trovavano sempre la stanza riscaldata, i tavoli e le sedie in ordine, il pavimento pulito, qualche volta anche lavato. Solo con il tempo mi accorsi che c'erano infiltrazioni di acqua dal camino nei giorni di pioggia, e che il lavare il pavimento serviva anche ad asciugare l'acqua caduta nella notte. L'ora di anticipo era per Rodolfo un'ora di lavoro manuale nascosto, mai sbandierato o rivendicato, costante nel tempo per oltre un ventennio: ci siamo accorti di quanto fosse importante quest'opera nascosta quando lui non è stato più in grado di assicurarla. Un secondo tratto era l'assoluta, adamantina onestà. Scrupoloso non solo con i soldi fino al centesimo, ma persino con le piante e le talee. Ricordo una sua visita guidata alle serre del Comune: come un pastore cercava di tenere insieme il gregge anarchico dei soci, costringendolo a entrare e uscire insieme da ciascuna serra sotto il suo sguardo vigile per impedire che qualche talea finisse “inavvertitamente” in qualche tasca o in qualche ombrello (qualcuno ricorderà…). A Rodolfo si sarebbero potuti affidare con tranquillità anche le chiavi di casa e gli estremi del conto in banca, sicuri che tutto sarebbe stato gestito con cura maggiore di quella che lui impiegava per le sue cose. Ne era prova la biblioteca: libri inventariati, foderati uno a uno, persino ricuperati personalmente dai soci distratti che dimenticavano di riconsegnarli a fine anno.

Un terzo tratto era il senso dell'umorismo. Ho sempre diffidato delle persone permalose e incapaci di ridere di se stesse e per questo sono subito andato d'accordo con Rodolfo. Non solo: in tanti anni di associazione, dopo aver conosciuto le persone più diverse e con i caratteri più disparati, non ricordo qualcuno che non si sia trovato subito a suo agio e in amicizia con lui. Educato e semplice: non si permetteva mai di salutare una signora senza prima essersi tolto il cappello (solo da lui in tempi recenti ho visto fare il baciamano alle signore!), ma con lui si poteva sempre scherzare. Sapeva prendere in giro e farsi prendere in giro senza offendere, sempre con garbo e con un sorriso sornione che rivelava la stima e l'amicizia. Alcune sue espressioni sono diventate proverbiali: come dimenticare le situazioni di confusione definite plasticamente “gorillaio” o i continui cambi di classificazioni tassonomiche attribuite ai lauti pranzi serali e agli agitati sonni notturni dei botanici?

Per anni ha rappresentato l'associazione nei contatti con il Comune di Roma e, soprattutto, con i giardinieri del Roseto e di San Sisto. Il suo segreto era quello di ricordarsi (e ricordarci) che eravamo a casa d'altri, e che in casa d'altri si entra salutando, chiedendo permesso e scusandosi di ogni incomodo. In questo modo si era guadagnato la stima e l'affetto di tanti, che gli davano del lei ma che si sbracciavano a decine di metri per salutarlo “Buongiorno, comandante!”. La collaborazione e l'ospitalità che dura da oltre trent'anni in due strutture del Comune di Roma sono per gran parte merito del suo buon garbo e della sua cortesia.
Negli ultimi anni la salute gli aveva giocato qualche brutto scherzo e questo lo aveva costretto a lasciare le cariche in associazione. Ma non gli aveva impedito, fino all'ultima pausa estiva, di essere assiduamente presente ai nostri incontri. Purtroppo all'inizio dell'estate una diagnosi infausta ci aveva preannunciato che il dono della sua amicizia stava per esaurirsi.
Molti di noi lo hanno incontrato in questi mesi di crescente difficoltà.

Visitandolo ancora due giorni prima che ci lasciasse, gli ho portato il saluto e il ringraziamento di tutti gli amici dell'ALO. Con lui se ne va non solo un pezzo di storia della nostra associazione, ma una gran bella persona, un caro amico che non sarà possibile dimenticare. In questo momento non possiamo omettere un saluto affettuoso alla moglie Giulia, che gli è stata accanto per oltre cinquant'anni e fino all'ultimo istante, ai figli Mauro e Paolo, ai nipoti e a tutti i membri della famiglia.

Ricordo con quanto orgoglio Rodolfo tenesse esposta in casa la foto che lo ritraeva ai comandi dell'aereo che portava Papa Giovanni Paolo II in uno dei suoi viaggi internazionali. Ora il comandante Galliera ha preso il volo per l'ultima volta. Lo salutiamo da terra e gli auguriamo un volo sereno, guidato dagli angeli, verso una meta bella e luminosa, dove fioriscono fiori più belli di tutti quelli che riusciamo a coltivare quaggiù.

Buon viaggio e grazie per tutto, caro Rodolfo!

© 2011 Associazione Laziale Orchidee
e-mail: info@alorchidee.it